domenica 16 giugno 2013

Il mulino ad acqua, invenzione antica




"[...] Non c'erano dubbi circa la funzione dell'edificio. Una grande ruota girava spinta dalla corrente e muoveva un grosso asse che entrava nel mulino. Era una solida struttura di legno, fatta per durare. Chi l'aveva costruita aveva creduto di poterla usare per anni."
Ken FOLLETT, I pilastri della Terra : Oscar Mondadori, pag 480


STORIA DEL MULINO, DAGLI ESORDI AL RINASCIMENTO
La scienza idraulica nasce nell'antichità con il mulino ad acqua e si protrae nei secoli successivi con ruote idrauliche e turbine, fino a giungere ai giorni nostri.
Il mulino ad acqua è un'invenzione antica, ma trovò reale diffusione soltanto nel Medioevo. Sui grandi corsi d'acqua si incontravano mulini galleggianti su barche o chiatte, ancorati alle rive. Questo accorgimento serviva a permettere alle ruote di seguire le variazioni di livello della corrente senza correre il pericolo di rimanere prive di alimentazione durante i periodi di secca, o di essere travolte durante le piene. I mulini che stanno sulla terra ferma hanno infatti bisogno, piuttosto, di un corso d'acqua ben regolato che li alimenti.
I mulini ad asse verticale possono sembrare più antichi, ma in realtà la loro datazione è un problema ancora aperto. Si può supporre che siano invenzione barbarica. Certamente essi rappresentano una costruzione primitiva perché non richiedono l'uso di ruote dentate.
La costruzione di un mulino con ruota ad asse orizzontale è certamente più complessa: richiede l'impiego di due ruote dentate, di due alberi e di almeno tre supporti a cuscinetto. I vantaggi sono però notevoli: il sistema di ruote dentate permette infatti di far ruotare la macina a una velocità diversa da quella a cui si muove la ruota immersa in acqua. Nel Medioevo vennero diffusi mulini utilizzati non solo per macinare il grano, ma anche per battere i panni di lana (paratorium).
Ancora nel Rinascimento si fa largo uso del mulino idraulico: Francesco di Giorgio ne parla nel Codice Torinese Saluzziano, in cui ne distingue diverse tipologie a seconda dell'ambiente di riferimento e del futuro compito che dovranno svolgere. La necessità di superare punti morti e di rendere costante la rotazione impone l'utilizzo di un volano ed egli ha la geniale intuizione di proporne uno ad assetto variabile.
Il salto alle pompe idrauliche è davvero breve: già presenti nella trattatistica medievale, vengono presentate anche nei Trattati di Di Giorgio, sotto forma di camme, glifi, manovelle o settori dentati.
Colui che ardentemente si occupò di idraulica fu sicuramente Leonardo da Vinci, che in tutto e per tutto gettò le basi scientifiche per la trattazione rigorosa della materia. Tra le pagine dedicate alla meccanica dei fluidi alcuni passi studiano, con acuta anticipazione di concetti che saranno oggetto di analisi solo due secoli più tardi, l'azione dell'acqua sulle ruote idrauliche.
I primi modelli di ruota idraulica furono proposti e studiati da Jacques Besson, autore del primo teatro di macchine: si trattava di una palettatura avvolta a elica attorno a un tamburo rotante con l'albero. Oltre a Besson, furono molti gli autori di teatri di macchine che proposero, nei loro disegni, esempi di macchine idrauliche. Mancava ancora un vero e proprio spirito scientifico nella progettazione ingegneristica, ma le nuove soluzioni presentano interessanti aspetti costruttivi.

Testo tratto da "Vittorio MARCHIS, Storia delle macchine : Laterza"









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