venerdì 10 maggio 2013

La pianta dell'abbazia di San Gallo


"Incominciò il terzo disegno. Era una pianta della chiesa. Con l'immaginazione vedeva i dodici archi del colonnato. La chiesa, quindi, era divisa in dodici sezioni chiamate campate. La navata sarebbe stata lunga sei campate, l'abside quattro. Nel mezzo, nello spazio della settima e dell'ottava campata, si sarebbero innestati i bracci del transetto, e in alto sarebbe svettato il campanile.
Tutte le cattedrali e quasi tutte le chiese erano a forma di croce. La croce era il simbolo più importante del Cristianesimo, naturalmente; ma c'era anche una ragione pratica: i transetti offrivano spazio utile per cappelle e altri vani come la sacrestia e la sala per le riunioni."
Ken FOLLETT, I pilastri della Terra : Oscar Mondadori, pag 302


Pianta dell'abbazia di San Gallo (Svizzera), documento originale

Pianta dell'abbazia di San Gallo (Svizzera).
La rappresentazione è tratta dal documento in pergamena (vedi sopra), conservato nella biblioteca dell'ex  monastero di San Gallo, e copia, databile tra l'820 e l'830 di un originale carolingio andato perduto

La pianta dell'abbazia di San Gallo (Svizzera) non è rappresentazione effettiva del complesso monastico esistente, quanto piuttosto schema ideale di una comunità religiosa all'interno della quale sono svolte tutte le funzioni fondamentali per la sopravvivenza.
Tale sforzo utopico è il tentativo di trasferire in un sistema architettonico la regola monastica di San Benedetto da Norcia, che per prima diede minore attenzione all'ascesi eremitica, preferendole la strutturazione di una comunità autosufficiente, che non si reggesse sulle offerte, ma che fosse in grado di autosostentarsi con il proprio lavoro.
Questo microcosmo vede al centro la chiesa abbaziale, il cui orientamento è immancabilmente nella direzione est-ovest, e la cui posizione all'interno del complesso determina quella relativa di tutti gli altri edifici funzionali. Primo fra tutti il chiostro, racchiuso da altri ambienti quali il dormitorio (connesso direttamente con la chiesa per via delle preghiere notturne), il refettorio e le dispense. Dall'altro lato della chiesa, la foresteria, la scuola e la residenza dell'abate indicano quasi sicuramente il lato "aperto" del microcosmo. A est, oltre il deambulatorio semicircolare, la scuola dei novizi e l'ospedale, che riprendono in qualche modo sia la configurazione a doppio coro della chiesa sia quella del chiostro.
I restanti elementi della pianta sono per lo più luoghi di attività, come a nord-est il giardino dei semplici, a sud-est l'orto, a sud la fornace, i torchi e il mulino, a sud-ovest le stalle e gli altri luoghi deputati all'allevamento degli animali.
La pianta presenta una simbologia che rimarrà pressoché immutata nei secoli seguenti, con i mulini rappresentati con un piccolo cerchio, e con i torchi raffigurati con un martello stilizzato collegato a una camma. La disposizione di questi elementi funzionali in quell'area e la vicinanza delle stalle fanno concludere che lungo il lato meridionale del complesso fluisse un corso d'acqua.
La lettura della pianta deve tenere conto dello sforzo teso a ottimizzare i movimenti all'interno del complesso (esempio lampante è proprio quello dei dormitori addossati alla chiesa e comunicanti con essa), alla presenza di vincoli quali quello dell'orientamento dell'edificio religioso principale, della presenza del corso d'acqua o dell'orografia del terreno. A ciò va aggiunto che diverse parti funzionali dovevano avere distanze minime reciproche da rispettare (ad esempio il giardino dei semplici e le zone riservate agli animali), o confini definiti (il refettorio, pur vicino alla chiesa, non vi accedeva direttamente). 
Tratto da "Vittorio MARCHIS, Filippo NIEDDU, Materiali per una storia delle tecniche : Celid, 2004"

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